RIFLESSIONI SULL’AMORE DI SE’ E SULL’AMORE PER L’ALTRO NEL FILM
“LE ONDE DEL DESTINO”
di Graziella Maria Lopez
La
persona “matura”, “felice”, è quella capace di amare se stessa e amare gli
altri. Fromm dice che non si nasce capaci di amare, ma la capacità di
amare è un percorso, è un allenamento e amare non è un punto di arrivo, ma un
punto di partenza.
Egli
dice che ci sono fondamentalmente due tipi di persone.
C’è
un tipo di persone che amano solo se stessi, non amano assolutamente gli altri
e non provano nessun senso di colpa, in questo caso l’io si ingrandisce
all’infinito: io sono tutto, cioè io amo solo me stesso.
Poi c’è
un altro tipo di persone: quelle che si annullano completamente per amare
soltanto gli altri. Amano se stesse proiettandosi sugli altri. In questo caso
l’altro è soffocato, non ha nessuna autonomia di esistenza. Questo non è amore
autentico perchè manca la libertà, io sono costretto a fare questo.
Queste
persone non sono capaci di sopportare il senso di colpa che le assale se provano ad amare se stesse e allora devono spostarsi e
proiettarsi sugli altri. In questo caso l’altro è soffocato, non ha nessuna
autonomia perchè queste persone pensano che i loro bisogni siano quelli
dell’altro. Una prova di questo è che l’altro non si sente amato, perchè non è amato per se stesso. Questo tipo di amore non dà gioia nè a
chi lo dà nè a chi lo riceve. Amare non è annullarsi
per l’altro, non è non poter vivere senza l’altro, questo è bisogno, questa è
simbiosi.
Vedremo
nel film che Bess non ama se stessa e non può amare
Yan, si annulla in Yan. L’amore non è annullamento di sé. L’amore è dono nella
libertà. L’amore di Bess arriva fino al sacrificio ma non al dono perché il dono presuppone la libertà e Bess non è libera, è preda del
suo bisogno. Amare è godere del dono della vita,
accettare anche gli eventi traumatici quando non è in nostro potere cambiarli,
accettare il dolore come elemento di trasformazione e di crescita.
In
mezzo a questi due grandi filoni ci sono persone che oscillano dall’uno all’altro polo con moltissime sfumature di comportamento. Louise
L. Hay nel CD “Guarisci il tuo corpo” dice che le
persone che provano sensi di colpa e odio per loro stesse non possono godersi
la vita, non riescono ad esprimersi, cercano sempre di far piacere agli altri o
sono continuamente tesi ed arrabbiati. Ella dice: meno
odio proveremo verso noi stessi e meno sensi di colpa avremo e più potremo amarci, nel senso di volerci
bene, possiamo aggiungere noi.
Nel
libro “Donne che amano troppo”, viene trattato il tema
dell’amore e di quello che si fa in nome dell’amore. Sembra
infatti che siano più le bambine che non i bambini ad essere
educate all’empatia, al sacrificio a
mettere al primo posto il “benessere” dell’altro. Così da grandi queste
bambine, diventeranno madri e mogli sacrificali, sceglieranno professioni in
cui possono aiutare gli altri, si occuperanno dei propri malati ed anziani. Fino a che punto è giusto e sano occuparsi degli
altri e dimenticarsi di se stessi? Forse ognuno di noi dovrà trovare un
equilibrio tra amore e sacrificio, tra amore di sé e amore per l’altro, che
dipenderà dalla sua storia personale, dal suo percorso, dai suoi valori, per
cui quello che può essere “giusto” per una persona può non esserlo per un’altra. Ciò non toglie che sia
molto importante riflettere su questi temi particolarmente coinvolgenti e scottanti. Atteggiamenti di altruismo possono celare a volte
scarsa stima di sè, il bisogno di prendersi cura dell’altro potrebbe nascondere
il forte desiderio che qualcuno si prenda cura di noi o noi
che ci prendiamo cura di noi stessi. Andare dietro ai bisogni dell’altro
potrebbe essere un modo anche per controllare l’altro. Occorre imparare a mettere se stessi
al centro della propria vita, pensare di meritare di esseri amati e di esseri
felici.
Louise L. Hay afferma che spesso noi diciamo: non sono abbastanza bravo,
non faccio abbastanza, non me lo merito. Ma rispetto a chi, in
base a quale istanza? Se questi sentimenti sono molto forti
allora non si può creare una vita gioiosa
e in salute.
Bes
vive un amore grande e meraviglioso per Yan che soddisfa un suo grande bisogno
e un suo grande desiderio di amare e di essere amata. Ella aveva pregato tanto Dio perchè le avesse fatto
incontrare l’amore. Yan la desidera molto, la possiede, la trova bellissima e
la ama. Lei lo riama con ardore, per lei Yan è “tutto”, da lui può avere quella accoglienza e quelle carezze che forse i suoi
genitori non le hanno mai dato.
La
madre è fredda e distante e non può esprimere nessuna emozione e quasi non si
rassegna ad avere Bess, questa figlia, buona, desiderosa di affetto, ma molto
fragile. La madre di Bess è totalmente identificata con la comunità e le sue
rigide regole, tanto che non può accettare la trasgressione della figlia,
aprire il suo cuore e lasciarsi andare al sentimento. Ella
non apre la porta alla figlia neanche quando ha
disperatamente bisogno di aiuto. Il nonno è lontano, è completamente preso
dalla religione, non c’è posto per nessuno. Bess ha bisogno di Yan, non ne può
fare a meno, pensa continuamente a lui, ha bisogno proprio del contatto fisico.
Forse “rivive” con lui le esperienze profonde di quando un bambino nasce e ha
bisogno di tutto per continuare a vivere. Ha bisogno delle “cure” materne, del
nutrimento, di tutto, altrimenti muore.
Il
personaggio di Bess esprime bene il bisogno di amare e di essere amati di ogni
essere umano. Il bisogno forte e indispensabile come lo sono l’aria e l’acqua
per vivere. Questo porta Bess a vivere il rapporto con Yan in modo simbiotico e
totalizzante, fino a perdere di vista se stessa, proiettata interamente su di
lui. Ella è sorda è cieca alle preoccupazioni
amorevoli e alle cure del medico, che le si propone come una figura paterna
positiva. Ella non accoglie i suoi ripetuti inviti, che
forse avrebbero potuta salvarla. Bess crede al potere dell’amore e questa è già
una componente dell’amore, ma questa fede nel potere dell’amore è però
inquinata e confusa dal suo bisogno assoluto di essere amata. Tutto quello che
Bess fa , fino a distruggersi, lo fa spinta da questo
suo grande bisogno d’amore.
Il
suo bisogno d’amore non riesce a decollare in capacità di amare, perché? Perché amare presuppone soprattutto amore e
rispetto di sé e anche libertà, libertà da i bisogni
infantili. Ella ha un innamoramento travolgente per Yan,
non sopporta che si debba separare perchè lui deve allontanarsi per lavoro. Bess
ha una parte “bambina” molto sviluppata e ha un forte super-io che proietta in Dio. Dio
è buono, ma anche severo e punisce.
Si
sente in colpa di avere questo grande amore e desidera tanto Yan e non riesce a
superare la separazione. Quando Yan ha un grande incidente sul lavoro che lo
renderà gravemente menomato, pensa che è colpa sua. Si
sente in colpa per l’amore possessivo che ha verso di lui e quindi deve espiare.
Anche Yan è una persona fragile e contorta, crede di poter continuare a vivere
attraverso lei, spingendola
a fare l’amore con altri uomini, facendosi poi raccontare i particolari
amorosi.
Bes
non si considera niente, non sa di essere un valore, non ha avuto quasi mai un
amore e adesso lei crede di continuare ad averlo umiliandosi e facendosi del
male. Louise L. Hay direbbe che sono i “nostri pensieri”, i nostri modi di
fare, i nostri atteggiamenti che fanno sì che siamo
attratti da persone che poi si approfitteranno di noi e ci aggrediranno.
Questo
immolarsi incontrando, per sua scelta, prima il dolore e poi la morte, convinta
di poter, così salvare la vita al marito non è amore per l’altro ma odio per se
stessa con cui lei si incontra, in particolare,
prostituendosi l’ultima volta, sulla barca, in balia di una violenza inaudita. Bess
agisce la sua vendetta e il suo odio verso sua madre. Facendosi aggredire è
come se lei fosse nello stesso tempo e sua madre ed i
suoi aguzzini, così facendosi aggredire aggredisce sua madre.
Questo
è l’odio rimosso, di cui spesso non ne siamo neppure consapevoli. Quando ci
capita di metterci in situazioni distruttive dobbiamo sempre chiederci il
perché. Quindi riaffermiamo che Bess non ama se stessa, ma neppure Yan perchè
non l’aiuta ad uscire dalla sua parte malata “perversa”
e non ama gli uomini che lei incontra perché lei li usa e li disprezza e dai quali è “usata”
e disprezzata.
Bess non
ce la farà, ma Yan inaspettatamente migliora e riesce addirittura a camminare
da solo. Bess morirà felice di averlo salvato, ma triste perchè sa che non ce
la farà.
Yan
si riscatta in tutto questo e ruberà il corpo di Bess affinchè i padri della chiesa
non le dicano che lei andrà all’inferno: l’ultima immensa punizione per la sua colpa
di essere nata senza amore.